giovedì 27 settembre 2007

Vita vissuta

Dopo una giornata di digiuno intellettuale ed emotivo, provo l'intenso desiderio di appagare in qualche modo i miei sensi: immagino (ahhh Grenouille!) di afferrare la scia di profumo di una donna che mi passa accanto; scavo nella mente per ritrovare un'istantanea fissata nel ricordo, il ricordo di un'immagine talmente bella da risultare quasi dolorosa; mi faccio distrarre da qualche nota che suona alla radio, una vecchia canzone evocatrice anch'essa di ricordi piacevoli.
Come qualcuno ha detto (forse Pennac? forse Calvino?) è più bello rileggere che leggere, salvo che bisogna aver letto, per poter rileggere. Così non suoni un'offesa alla vita il fatto paradossale che - talvolta - il ricordo di un'emozione possa risultare emotivamente più struggente dell'esperienza reale. Il ricordo è come un vino stagionato (il vino, ecco un'altra esperienza sensoriale potentissima!): invecchiando migliora.
Aspetto con ansia il commento del neurobiologo che mi distrugga il film, annunciandomi che è tutta una questione di chimica e di sinapsi...

2 commenti:

Unknown ha detto...

Intrecci...intrecci...intrecci...

Grazie per la visita! ;)

Laura Ingallinella ha detto...

Oddio, speriamo che il neurobiologo si stia zitto... che qua ci rimaniamo tutti secchi con un'affermazione del genere...

Ciao*